Una sintesi mirabile tra la natura più selvaggia e quella scolpita dalla mano sapiente dell’uomo: è questo il segreto del fascino del Lago di Como, luogo dai due volti in eterno dialogo tra loro. E fin dall’Ottocento anche i giardini di Passalacqua riflettono questa conversazione senza tempo: tra l’ordine e la libertà, la forma e il caos, l’essere e il divenire.
Giù per i terrazzamenti attorno al sinuoso asse centrale e ai suoi giochi d’acqua, i giardini incorniciano la villa e la estendono di là dalle mura: una serie di stanze verdi pensate, nella tradizione delle case di campagna all’italiana, per nutrire anima e corpo.
Tra l’orto e la pergola antica, scrigno di uve dolci, trovano spazio anche il campo di bocce e l’area fitness, affacciata sugli alberi di ulivo. Ogni frutto e ciascuna erba aromatica, qui, è a disposizione degli ospiti, così come le uova delle galline che razzolano libere sotto il cielo.
“L’arte dei giardini è la pittura del paesaggio”, sosteneva il poeta inglese Alexander Pope. E qui il suo pensiero diventa materia, sulle terrazze di Passalacqua. Con la differenza che, a rimirare il lago dall’alto, tra i cipressi secolari e i cedri, qui si nasconde il miracolo di un dipinto che cambia col tempo, la luce e le stagioni. Un'opera d'arte che vive, cresce e respira.