Illuminare significa creare stati d’animo ed emozioni

Sono cresciuta in un minuscolo paesino arroccato sopra il Lago Maggiore, un borgo da trenta o quaranta abitanti. E la mattina andavo spesso con mia nonna al lavatoio pubblico, che aveva una di quelle classiche vasche in pietra dove le donne del paese si riunivano per fare il bucato, ognuna al suo posto abituale. Si apriva sulla strada, da un lato, ed era rivolto a est: ricordo di essere rimasta affascinata dal modo in cui la luce del primo mattino si rifletteva sulla superficie dell'acqua. C'era una sorprendente chiarezza, in tutto ciò.

Anni dopo, da lighting designer ormai affermata, la famiglia De Santis mi ha chiesto di contribuire a perfezionare il progetto illuminotecnico di Passalacqua. Un progetto, questo, che considero il punto culminante della mia carriera. La cornice del lago mi ha riportato a quelle mattinate trascorse con mia nonna, ma qui c’era qualcosa di molto diverso da un lavatoio pubblico: qui c’era eleganza, grandiosità, storia. Questo luogo mi ha dato la possibilità di lavorare per la prima volta con materiali di illuminazione davvero “nobili”, come ad esempio il vetro di Murano.

È stata una curva di apprendimento affascinante: in un lampadario di Murano, i cristalli riflettono e rifrangono la luce in modo diverso di giorno, quando il lampadario è spento, e di notte, quando è illuminato. Un conto è tracciare la curva di distribuzione della luce di un faretto: ma provate a farlo con il lampadario alto cinque metri della Sala Bellini. Quando ne abbiamo disposto i pezzi, prima di montarli, hanno riempito sette stanze!

Che un ambiente sia moderno o classico, che sia una casa o un giardino, il primo passo è sempre quello di rispettare lo spazio e ascoltarlo. E qui, lavorando a stretto contatto con la famiglia De Santis, ho capito molto presto una cosa importante: Passalacqua è piuttosto austera all'esterno, ma l'interno è una gioiosa esplosione di luce e colore.

Illuminare non significa solo portare luce nell'oscurità, ma anche creare atmosfere ed emozioni. Se ti trovi sul molo del lago e guardi verso Passalacqua, voglio che tu senta un senso di magia, mistero e romanticismo. Ma riuscirci è stata una vera sfida tecnica. Guarda in che modo sono illuminate le finestre della Villa: sembra che all'interno sia in pieno svolgimento una festa a lume di candela. Valentina ed io abbiamo lavorato per due anni per ottenere quel particolare effetto asimmetrico. Alla fine, abbiamo dovuto progettare delle luci speciali, perché sul mercato non c'era nulla di adatto.

La cosa davvero interessante per me è che – quando ho varcato il portone il giorno della riapertura della villa – mi è venuto spontaneo chiedere “è permesso?”. Proprio come si fa quando si entra in casa di qualcuno. Certo, è un grande palazzo: ma regala le sensazioni di una casa di famiglia.

“Ricordo di essere rimasta affascinata dal modo in cui la luce del primo mattino si rifletteva sulla superficie dell'acqua.”